Disturbi respiratori del sonno: cosa sono e come si trattano
Dormire bene non è un lusso: è una necessità biologica.
Eppure, molte persone – adulti e bambini – convivono con problemi respiratori durante il sonno senza dare loro troppo peso. Russare, avere pause respiratorie, respirare con fatica di notte… spesso vengono considerati piccoli fastidi, ma quando diventano frequenti impattano notevolmente sulla nostra quotidianità.
Ci sono diversi livelli di gravità
I disturbi respiratori del sonno non sono tutti uguali: possono andare da forme leggere, quasi “benigne”, a condizioni più serie che hanno un impatto sulla salute generale.
Russamento semplice (roncopatia primaria)
Capita non più di tre volte alla settimana, può avvenire quando si è molto stanchi e rilassati. Il rumore è continuo più “liscio” e l’intensità non è molto alta.Resistenza delle vie aeree
Succede ogni notte, ha un rumore forte, ogni volta diverso (frequenze di vibrazione più grave o nei casi più gravi la frequenza è più acuta). Avviene perchè durante la notte, le vie respiratorie sono un po’ più “strette” del normale. L’aria passa comunque, ma con più fatica. Questo porta ad uno sforzo respiratorio che altera l’architettura del sonno.Apnee ostruttive del sonno
Sono la forma più seria. Durante la notte, le vie respiratorie si chiudono del tutto per alcuni secondi: l’ossigeno cala, il sonno si interrompe più volte e il corpo è sotto stress. Nel tempo questo può aumentare il rischio di problemi cardiaci, pressione alta, ictus.
Nei bambini le conseguenze possono vedersi a scuola (difficoltà di attenzione, irritabilità), negli adulti nella vita quotidiana e lavorativa.
Da cosa dipendono
Non c’è una sola causa, ma ci sono più fattori che si sommano tra loro:
Nei bambini: tonsille e adenoidi ingrossate, abitudini di respirazione orale, alterazioni dentali o cranio-facciali, scarsa capacità di contrazione muscolare, resistenza e forza dei muscoli orofacciali
Negli adulti: sovrappeso, aumento del tessuto adiposo a scapito di quello muscolare, conformazione anatomica, ridotta forza o resistenza muscolare dei muscoli orofacciali, alterazioni cranio facciali, fattori anatomici.
Per questo è importante una valutazione completa, che tenga conto di più aspetti.
Come si diagnosticano
Dopo aver raccolto la storia clinica e la sintomatologia, il medico specialista (generalmente otorinolaringoiatra) proporrà la polisonnografia: un esame che durante la notte registra diversi parametri (respirazione, battito, ossigeno, movimenti e analizza l’architettura del sonno).
È fondamentale perché permette di definire il tipo e la gravità del disturbo e definire la terapi più adatta.
Le figure che se ne occupano
Il percorso non riguarda un solo specialista, ma un’equipe che collabora:
il pediatra o medico di base, che raccoglie i primi segnali e invia all’otorino;
l’otorinolaringoiatra, che valuta naso, gola, adenoidi e tonsille e si occupa di eseguire la polisonnografia;
il pneumologo o il neurologo, che seguono la diagnosi nei casi più complessi;
il fisioterapista respiratorio, per la terapia con CPAP;
l’ortodontista/dentista, che può intervenire sugli aspetti craniofacciali;
il nutrizionista, per il controllo del BMI;
il logopedista.
Qual’è il ruolo del logopedista?
Anche il logopedista può fare la differenza nei disturbi del sonno. Attraverso esercizi mirati – chiamati miofunzionali – lavora per:
ristabilire la respirazione nasale;
favorire la sensibilità e la propriocezione;
aumentare la capacità di contrazione muscolare e la forza sopratutto della lingua e del velo palatino, in modo che collassino meno facilmente da sdraiati.
Si tratta di una terapia basata su esercizi, che negli adulti può durare circa tre mesi, nei bambini a seconda della situazione di partenza, può durare da 3-4 mesi ad un anno.
📌 Studi scientifici dimostrano che questi esercizi possono ridurre i sintomi anche del 40%.
Per una riduzione più significativa o risolutiva il trattamento logopedico va affiancato anche ad altri approcci.
Perché serve un lavoro di squadra
Nessuna figura da sola può risolvere i disturbi respiratori del sonno. È solo grazie alla collaborazione che si possono individuare le cause, intervenire sui diversi livelli (anatomico, funzionale, comportamentale) e ottenere risultati duraturi.
Per questo, se noti in te o in tuo figlio russamenti frequenti, pause respiratorie, risvegli agitati, non ignorarli. Non sono piccoli fastidi: sono segnali importanti che meritano ascolto e approfondimento.
Respirare bene, anche di notte, è un diritto e un bisogno vitale. Se qualcosa ostacola questo processo, vale la pena fermarsi, chiedere una valutazione e, se necessario, iniziare un percorso di cura con l’aiuto di professionisti che lavorano insieme.
Per oggi è tutto, torneremo su questo argomento ancora.
Alla prossima,

